La Certificazione della parità di genere, prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), introdotta con la legge 5 novembre 2021, n. 162 – meglio nota come “Legge Gribaudo” – e riconosciuta ai sensi dell’UNI/PdR 125:2022, ha rivoluzionato le modalità con le quali le organizzazioni perseguono gli obiettivi di sostenibilità, sociale e di governance, e si confrontano con il tema delle pari opportunità, rappresentando una sorta di turning point, un momento di svolta culturale e organizzativa della gender equality in azienda.
Recenti studi hanno dimostrato come le organizzazioni più mature in termini di politiche di parità fatturino il 23% in più e come le aziende con una rappresentanza del genere femminile nei board pari almeno al 30% conquistino un incremento del 6% della quota di utile netto. Ma oltre a questi positivi risultati, quali altri benefici sono legati alla parità di genere?
In questo articolo analizzeremo non tanto i requisiti di certificabilità e l’impegno che il percorso di certificazione richiede alle organizzazioni bensì i vantaggi, economici e non solo, connessi al possesso della Certificazione di parità rispondendo alla domanda “Perché certificarsi?”.
Certificazione della parità di genere: quali i vantaggi economici
La Certificazione di parità è un importante driver economico per le organizzazioni, le quali sin da subito hanno manifestato grande interesse per questo strumento, anche per le logiche di premialità sulle quali si basa. Data l’urgenza del tema e nell’ottica di promuovere comportamenti virtuosi e, quindi, incentivare le aziende a intraprendere il percorso di certificazione, la Legge Gribaudo ha previsto le c.d. “premialità di parità” (ex art. 5, co. 1 e 2), riconoscendo alla Certificazione un valore d’uso che va oltre le logiche della responsabilità sociale d’impresa. Alle aziende certificate, invero, è riconosciuto un abbattimento del costo del lavoro complessivo mediante l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, nella misura dell’1% e nel limite di € 50.000 annui, che si applica per l’intero periodo di validità della Certificazione, quindi tre anni. Inoltre, in virtù del possesso della Certificazione, è prevista l’assegnazione di punteggi premiali nell’accesso a fondi europei, nazionali e regionali (ex art. 5, co. 3).
Certificazione della parità di genere: quali i vantaggi negli appalti pubblici
Alla Legge Gribaudo hanno fatto seguito ulteriori interventi normativi, tra questi l’approvazione del nuovo Codice dei contratti pubblici (ex decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36), che ha dato ulteriore rilievo alla Certificazione di parità, prevedendo: la riduzione del 20 per cento della garanzia provvisoria per gli operatori economici certificati (ex art. 106); l’introduzione del possesso della Certificazione nei bandi di gara, negli avvisi o negli inviti, come criterio premiale applicabile alla valutazione delle offerte (ex art. 108, co. 7). Sebbene l’inserimento di tale premialità non sia obbligatorio bensì rimesso alla discrezione delle stazioni appaltanti è ormai prassi diffusa.
Certificazione della parità di genere: oltre le logiche di premialità
È evidente il prestigio che la Certificazione di parità ha assunto agli occhi delle organizzazioni in ragione dei benefici economici ad essa connessi ma incorporare nella mission aziendale e nell’assetto organizzativo i valori della gender equality comporta vantaggi non solo in termini di agevolazioni contributive e premialità ma anche in termini reputazionali, rappresentando per le organizzazioni l’occasione per creare valore tangibile e l’opportunità per accrescere il vantaggio competitivo, la capacità innovativa e di attraction e retention delle risorse.
Un’opportunità “win-win”
La Certificazione di parità permette alle organizzazioni di rispondere al cambiamento in atto derivante dalle nuove esigenze e priorità di chi cerca lavoro e dalla crescente attenzione alla sostenibilità.
Studi recenti evidenziano che in Italia quasi tutte le persone occupate (il 95%) ritengono che il benessere sul luogo di lavoro sia importante quanto il salario e l’86% è incline a considerare l’idea di lasciare un’azienda che non tiene conto del benessere delle persone. Le aziende certificate sono più attente a questo aspetto perché chiamate a investire sulla formazione, sul welfare e sugli strumenti di conciliazione, ottenendo un aumento della produttività e dell’engagement nonché una riduzione del burnout e dell’assenteismo.
Inoltre, la Certificazione di parità promuove strumenti di dialogo e ascolto che favoriscono la resilienza dell’organizzazione intesa quale capacità di rispondere tempestivamente alle aspettative delle persone.L’ultima analisi di The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Jointly, conferma che valorizzare la percezione delle risorse consente di aumentare il loro engagement (+30%), la loro produttività e la competitività dell’impresa sul mercato.
Infine,le organizzazioni più mature in termini di governance e meglio collocate nei rating di sostenibilità hanno maggiore facilità ad accedere ai fondi di investimento e quindi più opportunità di crescita e competitività sul mercato. Il possesso della Certificazione di parità è un fattore che incide sul rating ESG: le organizzazioni meglio posizionate sono comunemente percepite come meno rischiose e più abili a gestire il cambiamento. In aggiunta, queste organizzazioni tendono ad avere una brand reputation migliore che può incidere positivamente sulla fidelizzazione dei clienti e sulla possibilità di incrementare l’appeal per i talenti.
Conclusioni
Gli incentivi e le premialità legate al possesso della Certificazione hanno certamente giocato, in questi primi anni di sperimentazione dello strumento, un ruolo fondamentale nell’accelerare il percorso di transizione culturale verso il raggiungimento della parità di genere, portando oggi le aziende certificate a superare le 2000. La Certificazione di parità rappresenta però non il traguardo piuttosto il punto di partenza di questo percorso che richiede alle aziende, protagoniste del cambiamento, un serio impegno economico e organizzativo, necessario per assicurare il miglioramento continuo e, quindi, il mantenimento nel tempo della Certificazione di parità.